WATCHED BY CHIARO SCURO
CESARE DEVE MORIRE
(Italia 2012, 1h16’, docu-fiction)
Regia: Paolo Taviani, Vittorio Taviani.
Nel teatro all'interno del carcere romano di Rebibbia si conclude la rappresentazione del “Giulio Cesare” di Shakespeare. I detenuti/attori fanno rientro nelle loro celle. Sei mesi prima: il direttore del carcere espone il progetto teatrale dell'anno ai detenuti che intendono partecipare. Seguono i provini nel corso dei quali si chiede ad ogni aspirante attore di declinare le proprie generalità con due modalità emotive diverse. Completata la selezione si procede con l'assegnazione dei ruoli chiedendo ad ognuno di imparare la parte nel proprio dialetto di origine.
Impossibile non andare con la mente al riuscitissimo film di Davide Ferrario “Tutta colpa di Giuda”, anch’esso ambientato all’interno di un carcere italiano. Anche in questo caso si vuol far conoscere a chi ancora non lo sapesse che il teatro rappresenta uno dei percorsi fondamentali per il reinserimento del detenuto nella società. E ad ottant’anni suonati i fratelli Taviani riescono perfettamente nel loro intento, complice uno stuolo di detenuti/attori davvero molto bravi; tanto bravi da far rabbia pensando ad alcune star (anche nostrane) non così capaci eppure tanto osannate (e pagate). Su tutti l’ex detenuto ed ora attore Striano nel ruolo di Bruto. Da segnalare la coraggiosa scelta del bianco e nero (televisivamente poco gradito) e la completa “catarsi” degli attori nei loro ruoli, complice la decisione di far recitare le parole del Bardo nel loro dialetto. Orso d’Oro al Festival di Berlino (non accadeva dal 1991 con “La casa del sorriso” di Marco Ferreri) e cinque David di Donatello: film, regia, produzione, montaggio e fonico in presa diretta.
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