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30 nov 2012

APPUNTAMENTO SETTIMANALE SUL CINEMA

WATCHED BY CHIARO SCURO



IL PEGGIOR NATALE DELLA MIA VITA

Italia 2012, 1h45', commedia
Regia: Alessandro Genovesi

Cast (interpreti e personaggi): Fabio De Luigi (Paolo), Cristiana Capotondi (Margherita), Antonio Catania (Giorgio), Andrea Mingardi (Dino), Diego Abatantuono (Alberto Caccia), Laura Chiatti (Benedetta), Anna BOnaiuto (Clara), Dino Abbrescia (Jimpa), Alessandro Bisentini (il truccatore), Francesco Villa (il becchino).

Paolo, incorreggibile pasticcione, è riuscito a sposare Margherita e adesso aspettano un bambino per Natale. Festività che contano di trascorrere in famiglia e in un castello blasonato alle pendici del Monte Rosa. Mentre Paolo si attarda lungo la strada, rallentato da una commissione e da uno slittamento, Margherita lo precede a destinazione con i genitori, Giorgio e Clara, e Alberto, superiore di Giorgio, scampato alla malattia e deciso a cedere le redini dell'azienda al leale e affidabile sottoposto. In attesa della promozione ufficiale, Giorgio chiede al genero, sopraggiunto con danno e ritardo, di non compromettere la sua carriera. Le raccomandazioni non saranno però sufficienti a contenere la sventatezza di Paolo, che guasterà il tacchino della Vigilia, fredderà suo malgrado una cocorita, annuncerà il decesso di un vivo, incendierà il castello dopo averlo allagato. Tra gravidanze, rivelazioni, promesse, dipartite, nascite, rinascite e poi suocere brille, mogli isteriche, camerieri indolenti, suoceri ostili, Paolo passerà davvero il peggior Natale della sua vita.

Basterebbe dire che, pur trattandosi di una commedia, il sequel di Genovesi non fa ridere neanche un po’ ed avrei finito la recensione. Il film seguito del successo di pubblico dell’anno scorso La peggior settimana della mia vita (a sua volta ispirato ad una sitcom inglese della BBC) è il solito miscuglio di gag infelici, battute al limite della sopportabilità e recitazione di serie B (o forse zeta) da parte degli ormai abituali attorucoli che riempiono le commedie italiane. Inutile dire che non si salvano né Fabio De Luigi (ormai una macchietta), né Cristiana Capotondi né la sempre imbarazzante Laura Chiatti. Uniche note positive sono i sempre bravi Diego Abatantuono (new entry) ed Antonio Catania. Mentre mi chiedo come possa un’attrice del calibro di Anna Bonaiuto (che prende il posto di Monica Guerritore) passare da essere la meravigliosa moglie di Giulio Andreotti nel capolavoro di Sorrentino Il divo ad interpretare la suocera petulante (e sempre col bicchiere in mano) in un film di una simile mediocrità. Nulla va bene qui: a partire dall’uscita di un film natalizio un mese prima rispetto alla festività (problemi di distribuzione? Di concorrenza “sleale”?), alla pessima sceneggiatura (scritta a quattro mani dal regista e da De Luigi) fino al ruolo di Ale e Franz che forse poteva essere sfruttato un po’ di più. Lo spettatore medio sarà sicuramente rassicurato dai personaggi e dagli ambienti a lui più cari, senza doversi sforzare a trovare qualcosa di diverso e più complicato. Se queste sono le premesse per i film di Natale, siamo proprio a cavallo...

1/2




COLLEZIONE A/I 2012-13


NEW IN CHIARO SCURO


Collezione DANIELA GREGIS 
 Foto by Claudia Burlotti

28 nov 2012

APPUNTAMENTO SETTIMANALE SUL CINEMA


WATCHED BY CHIARO SCURO


HOTEL TRANSYLVANIA ***3D*** 

Hotel Transylvania, USA 2012, 1h31’, animazione 
Regia: Genndy Tartakovsky

Cast (voci originali e personaggi): Adam Sandler (Dracula), Andy Samberg (Jonathan), Selena Gomez (Mavis), Kevin James (Frankenstein), Fran Drescher (Eunice), Steve Buscemi (Wayne), Molly Shannon (Wanda).

Per festeggiare il 118° compleanno della figlia Mavis, Dracula ha invitato nel suo hotel di lusso gli amici di sempre, da Frankenstein al lupo mannaro, e tanti altri mostri ancora, con famiglia al seguito, per un party indimenticabile. Dentro la fortezza inespugnabile, che il conte ha eretto in seguito alla tragedia che ha segnato per sempre la sua vita, ogni sorta di creatura pelosa o gelatinosa, gigantesca o piena di teste, è sicura di poter trascorrere un weekend pacifico, lontano dal pericolo dei pericoli: l'incontro con un umano. Così, quando il ventunenne Jonathan, zaino in spalla, varca inaspettatamente la porta girevole della hall, per evitare il panico tra i suoi ospiti, Dracula non può far altro che mascherarlo da mostro e cercare di cacciarlo il prima possibile. Peccato che Mavis provi per lui una simpatia istantanea e ricambiata.

Poco tempo dopo ParaNorman ecco un altro film d’animazione che parla di Mostri. Il debutto alla regia di un lungometraggio di Genndy Tartakovsky (già regista di alcuni episodi di Star Wars: Clone Wars, Le Superchicche, Samurai Jack) strizza l’occhio ai mitici mostri della Universal, portandoci nell’incredibile (e bellissimo) mondo “mostruoso” dove questi esseri si ritrovano per festeggiare liberamente lontani dagli occhi degli umani. Così troviamo Frankenstein che arriva diviso in parti dentro ad una scatola, l’Uomo Lupo con moglie e – numerosissima – prole al seguito, la Mummia, lo Yeti e perfino l’Uomo Invisibile, spassosissimo, del quale si vedono solo gli occhiali. Ma chi attira l’attenzione dello spettatore sono logicamente il conte Dracula e sua figlia, nel giorno del suo 118° compleanno. “Drac”, come lo chiamano gli amici, ha un’espressione esilarante sia quando deve essere cattivo, che quando si spaventa (ahi lui) nell’osservare il tentativo di Jonathan di togliersi le lenti a contatto, in una divertente scena di tentato ipnotismo. Soprattutto magnifico quando ci ricorda che lui non parla come fanno gli umani quando lo imitano e nel momento topico del film dove in cinque secondi cinque viene stroncata l’intera saga di Twilight. La scena finale con i mostri che arrivano in una città “umana” nella quale è in corso il “Festival dei Mostri” è un atto dovuto alla capacità delle persone di accettare chi è diverso da loro: qui i nostri eroi – alla ricerca di Jonathan – capiscono quanto in realtà gli umani li apprezzino. Non solo: li acclamano e li amano. E la commozione che il momento suscita in chi da sempre viene emarginato è davvero toccante. Quasi ci si dimentica di stare assistendo ad un film d’animazione e tutto sommato di più – credo- non si possa chiedere. Perfino il doppiaggio italiano non è ingrato (alzi la mano chi riconosce le voci di Bisio e Capotondi) anche se i titoli di coda privati dei nomi dei doppiatori originali segnano ancora una volta un’enorme mancanza di tatto dei distributori. Mentre è geniale la sigla d’apertura con la donna del logo della Columbia che in un attimo – puff! – si trasforma in pipistrello. Magia della tecnologia.

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COLLEZIONE A/I 2012-13

NEW IN CHIARO SCURO



Abito 3.1 PHILIP LIM, borsa MARC BY MARC
 Foto by Claudia Burlotti


21 nov 2012

APPUNTAMENTO SETTIMANALE SUL CINEMA


WATCHED BY CHIARO SCURO



ARGO
Titolo originale: Argo
Produzione: USA 2012 - Durata: 2h00', colore - Genere: drammatico

Regia: Ben Affleck
Cast: Ben Affleck, Bryan Cranston, Alan Arkin, John Goodman, Victor Garber, Tate Donovan, Clea DuVall.


Nel 1979, in seguito alla fuga negli Stati Uniti dello Scià iraniano Mohammad Reza Pahlavi durante la rivoluzione, l'ambasciata americana di Teheran fu presa d'assalto dai rivoluzionari e i suoi impiegati sequestrati per più di 400 giorni. Sei cittadini statunitensi riuscirono a fuggire di nascosto e trovare rifugio nella residenza dell'ambasciatore canadese, il quale, a proprio rischio e pericolo, concesse clandestinamente ospitalità e supporto. Per riportare in patria i propri connazionali la CIA organizzò una missione di esfiltrazione particolarmente audace, ideata dall'esperto del campo Tony Mendez e coadiuvata da una vera produzione hollywoodiana. Basandosi su una sceneggiatura realmente acquistata dal sindacato sceneggiatori fu data l'illusione a tutti (soprattutto alla stampa, in modo che si producessero articoli in materia) che c'era l'intenzione di girare un film di fantascienza in Iran, così da poter ottenere dal Ministero della cultura iraniano il permesso di entrare ed uscire dal paese e, nel fare questo, poter portare via i sei ospiti dell'ambasciatore canadese spacciandoli per maestranze del film. Il titolo del finto film in questione era Argo.

Quando ti siedi e vedi che il logo della casa di distribuzione Warner non è lo scudetto moderno ma quello "vecchio" degli anni Settanta, già capisci che cosa avrai di fronte. Una perfetta ricostruzione storica di una delle operazioni di "esfiltrazione" più incredibili della storia americana. Ed il merito va tutto al regista Ben Affleck (alla sua terza regia dopo Gone Baby Gone e The Town), capace di rendere in immagini una magnifica sceneggiatura, che Chris Terrio ha tratto da un articolo di Joshuah Bearman, specificando chiaramente il confine fra fatto storico e finzione cinematografica. E lo fa praticamente dividendo il film in tre generi: c'è il film di guerra della prima parte, con l'attacco all'ambasciata americana a Teheran. C'è la commedia hollywoodiana della seconda parte, con due splendidi John Goodman e Alan Arkin, simboli dello sprezzante mondo cinematografico. E poi c'è il dramma storico della terza, la tensione palpabile in ogni inquadratura. Affleck (premio Oscar® con l'amico Matt Damon anni orsono per lo script originale di Will Hunting - Genio ribelle) ritaglia per sé il ruolo del protagonista Tony Mendez, colui che dovrà riportare a casa gli ostaggi americani. E la sua recitazione pacata profusa in uno sguardo perennemente malinconico, anche quando le circostanze permetterebbero un sorriso, lo portano ad essere uno degli autori giovani più interessanti del momento. Forse Affleck è davvero questo: non il pessimo attore visto in pellicole di serie B, ma un autore coi fiocchi, capace di regalare emozioni, riflessioni e momenti di grande cinema.

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COLLEZIONE A/I 2012-13

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Abito, giacca CARVEN borsa MARC BY MARC sciarpa Faliero Sarti 

14 nov 2012

APPUNTAMENTO SETTIMANALE SUL CINEMA

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SKYFALL
(“Skyfall”, GB/USA 2012, 2h23’, azione)
Regia: Sam Mendes
Cast: Daniel Craig, Javier Bardem, Judi Dench, Ralph Fiennes, Naomie Harris, Bérénice Marlohe, Ben Whishaw.

In missione a Istanbul per conto della Regina, della Patria e di M, James Bond deve recuperare un file prezioso che contiene i nomi degli agenti infiltrati del MI6. Finito nelle mani di un killer professionista, Bond lo insegue cadendo sotto i colpi del fuoco amico. Precipitato e disperso dentro una cascata, Bond viene dichiarato morto e compianto in un formale necrologio. A redigerlo è M, che lo ha sacrificato senza riuscire a recuperare il maltolto. Pubblicate su internet le identità degli agenti operativi, M è chiamata a rispondere della questione e della sua gestione davanti al governo britannico che vorrebbe le sue dimissioni. Bond, intanto, sopravvissuto alla ‘caduta’ e alla inoperosità, è richiamato a Londra e al dovere da un attentato gravissimo alla sede del MI6. L’obiettivo è M, il criminale è Silva, un ex agente ‘venduto’ e torturato che ha coltivato la vendetta e adesso chiede il conto al suo ex direttore. Figli putativi della stessa M(adre), Bond e Silva si confronteranno a colpi di pistola, fino a esplodere o a implodere il loro passato.

Torna il franchise più longevo della storia del cinema. L’agente segreto con licenza di uccidere ha il volto segnato e stanco di un impeccabile Daniel Craig (il secondo miglior Bond dopo Sean Connery), che ha nella risurrezione la sua specialità. E con una controparte come il cattivissimo Silva del meraviglioso Bardem il risultato è assicurato. Un cattivo a metà strada tra Hannibal Lecter ed il cattivo di “Non è un paese per vecchi” (che valse allo stesso Bardem l’Oscar®), figlio della stessa madre di Bond (M, la sempre splendida e shakespeariana Judi Dench) che per lei ed il Paese ha sacrificato la sua faccia. Ricco di citazioni degli altri film della serie, ha dei comprimari di tutto rispetto: oltre alle due Bond girl, spicca per bravura e perizia il giovane Ben Whishaw (“Profumo – Storia di un assassino”) nei panni di Q, che “gadgetizza” James con poche e semplici attrezzature: una pistola ipertecnologica che funziona solo se impugnata da lui ed una trasmittente a forma di radio. È tutto quanto in questo film che rende il Bond numero 23 tra i migliori di sempre (terzo solo a “Dalla Russia con amore” e “Missione Goldfinger”) a partire dai titoli di testa con la canzone dalla magnifica voce di Adele, avanti fino a creare i presupposti per ripartire da dove iniziò tutto con “Licenza di uccidere”. Il doppio zero è consolidato, M avrà di nuovo il volto di un uomo, il drink agitato e non mescolato e Moneypenny che prenderà posto dietro ad una scrivania. Il mondo di Bond si è consolidato ed in uno scenario cha va da Istanbul a Shanghai fino alla tenuta “Skyfall” in Scozia (e che omaggio per Sir Connery!) Sam Mendes riesce ad uscire alla grande da una sfida altrettanto difficile: perché quello di 007 è un mondo a parte nell’universo cinematografico e basta un niente per inimicarsi i fan dell’agente al servizio segreto di Sua Maestà.

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7 nov 2012

3 nov 2012

APPUNTAMENTO SETTIMANALE SUL CINEMA

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IO E TE
 Italia 2012, 1h37’, drammatico 

Regia: Bernardo Bertolucci 
Cast: Jacopo Olmo Antinori, Tea Falco, Sonia Bergamasco, Pippo Delbono, Veronica Lazar

Il quattordicenne Lorenzo ha palesi difficoltà di rapporto con i coetanei tanto che si avvale dell'aiuto di uno psicologo. Un giorno coglie al volo un'occasione unica: finge di partire per la settimana bianca con la sua classe mentre invece si rifugia nella cantina di casa con una ben organizzata scorta di cibarie e le letture preferite. Non sa che di lì a poco proprio nel suo dorato rifugio irromperà Olivia, la sorellastra venticinquenne che non vede da lungo tempo. Olivia è tossicodipendente e sta tentando di ripulirsi. Nel frattempo soffre di crisi di astinenza e non fa nulla per lasciare tranquillo Lorenzo.

Per capire fino in fondo “Io e te” bisogna sapere che il regista Bernardo Bertolucci è da anni relegato su una carrozzina elettrica per l’impossibilità di utilizzare le gambe a seguito di una lunga malattia. Infatti ci sono alcune scene vedendo le quali sembra che il regista voglia utilizzare la macchina da presa da posizioni quasi impossibili. Più in generale tutto il film è il risultato di un pregevole lavoro di regia che alterna primissimi piani a sequenze quasi claustrofobiche (la maggior parte di esso è ambientata in una cantina), dialoghi molto veri, corpi piegati dal dolore e dal male di vivere, repentini scatti d’ira contro tutto e tutti. Lo aiuta in questo un azzeccato lavoro di casting, che porta per la prima volta sul grande schermo una coppia di giovani attori subito bravissimi: Jacopo Olmo Antinori è l’adolescente che vuol vivere tutto solo nel suo mondo; Tea Falco la sorellastra completamente diversa da lui, vittima sua malgrado degli orrori della società. Lorenzo come un armadillo è convinto di salvarsi continuando a girare in solitario, Olivia prova a nascondersi e confondersi con quei muri che ospitano le sue opere fotografiche. Sembra un controsenso, ma portare sullo schermo un romanzo (di Ammaniti) di poco più di 120 pagine non è sempre facile ma il regista di Parma lo fa con un tocco splendido e con un tatto che ricordiamo dalla sua opera precedente, “The Dreamers – I sognatori”. Un’opera che ci fa capire ancora una volta come il cuore e la mente di un regista possono più delle sue gambe, così come la sua capacità narrativa non risente della forzata immobilità.


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