WATCHED BY CHIARO SCURO
IO E TE
Italia 2012, 1h37’, drammatico
Regia: Bernardo Bertolucci
Cast: Jacopo Olmo Antinori, Tea Falco, Sonia Bergamasco, Pippo Delbono, Veronica Lazar
Il quattordicenne Lorenzo ha palesi difficoltà di rapporto con i coetanei tanto che si avvale dell'aiuto di uno psicologo. Un giorno coglie al volo un'occasione unica: finge di partire per la settimana bianca con la sua classe mentre invece si rifugia nella cantina di casa con una ben organizzata scorta di cibarie e le letture preferite. Non sa che di lì a poco proprio nel suo dorato rifugio irromperà Olivia, la sorellastra venticinquenne che non vede da lungo tempo. Olivia è tossicodipendente e sta tentando di ripulirsi. Nel frattempo soffre di crisi di astinenza e non fa nulla per lasciare tranquillo Lorenzo.
Per capire fino in fondo “Io e te” bisogna sapere che il regista Bernardo Bertolucci è da anni relegato su una carrozzina elettrica per l’impossibilità di utilizzare le gambe a seguito di una lunga malattia. Infatti ci sono alcune scene vedendo le quali sembra che il regista voglia utilizzare la macchina da presa da posizioni quasi impossibili. Più in generale tutto il film è il risultato di un pregevole lavoro di regia che alterna primissimi piani a sequenze quasi claustrofobiche (la maggior parte di esso è ambientata in una cantina), dialoghi molto veri, corpi piegati dal dolore e dal male di vivere, repentini scatti d’ira contro tutto e tutti. Lo aiuta in questo un azzeccato lavoro di casting, che porta per la prima volta sul grande schermo una coppia di giovani attori subito bravissimi: Jacopo Olmo Antinori è l’adolescente che vuol vivere tutto solo nel suo mondo; Tea Falco la sorellastra completamente diversa da lui, vittima sua malgrado degli orrori della società. Lorenzo come un armadillo è convinto di salvarsi continuando a girare in solitario, Olivia prova a nascondersi e confondersi con quei muri che ospitano le sue opere fotografiche. Sembra un controsenso, ma portare sullo schermo un romanzo (di Ammaniti) di poco più di 120 pagine non è sempre facile ma il regista di Parma lo fa con un tocco splendido e con un tatto che ricordiamo dalla sua opera precedente, “The Dreamers – I sognatori”. Un’opera che ci fa capire ancora una volta come il cuore e la mente di un regista possono più delle sue gambe, così come la sua capacità narrativa non risente della forzata immobilità.
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