WATCHED BY CHIARO SCURO
HUNGER
(Hunger, GB/Irlanda 2008, 1h36’, drammatico)
Regia: Steve McQueen
Cast: Michael Fassbender, Liam Cunningham, Brian Milligan, Liam McMahon
Irlanda del Nord, 1981. Il Primo Ministro Margaret Thatcher ha abolito lo statuto speciale di prigioniero politico e considera ogni carcerato paramilitare della resistenza irlandese alla stregua di un criminale comune. I detenuti appartenenti all'IRA danno perciò il via, nella prigione di Maze, allo sciopero “della coperta” e a quello dell'igiene, cui segue una dura repressione da parte delle forze dell'ordine. Il primo marzo, Bobby Sands, leader del movimento, decreta allora l'inizio di uno sciopero totale della fame, che lo condurrà alla morte, insieme a nove compagni, all'età di 27 anni.
«Verrà il giorno in cui tutta la gente d'Irlanda potrà mostrare il desiderio di libertà. Sarà allora che vedremo sorgere la luna», così Bobby Sands nel suo diario. Ed è proprio questo desiderio che muove il film d’esordio di Steve McQueen, addirittura migliore della sua opera seconda (“Shame”) che già era un gran bel vedere. Perché il regista britannico ha con l’immagine un rapporto molto fisico, fino all’estremo, in quanto le “armi” della protesta sono prima il rifiuto del corpo, poi il corpo stesso. Asciutto e devastante, con un’attenzione ai particolari degna di nota (le briciole della colazione che cadono sui vestiti, le nocche delle mani provate da chissà quanti pugni, le piaghe da decubito del carcerato) e con un’espressività che mette il dialogo al centro del film e non altrove. Come i 20 minuti – straordinari – di piano-sequenza che spezzano il silenzio dell’opera, dove il dialogo tra Michael Fassbender e Liam Cunningham dice tutto quello che c’è da dire sull’argomento. Già: Fassbender (premiato a Venezia con la Coppa Volpi per “Shame”) dà qui una delle sue migliori prove attoriali, ridotto ad uno scheletro umano impressionante, un po’ come il Christian Bale di “L’uomo senza sonno” o di “The Fighter”.
1/2
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