WATCHED BY CHIARO SCURO
BELLA ADDORMENTATA
Italia 2012, 1h50’, drammatico
Regia: Marco Bellocchio
Cast: Toni Servillo, Isabelle Huppert, Alba Rohrwacher, Maya Sansa, Michele Riondino.
Giorni di inizio febbraio 2009. Eluana Englaro, dopo 17 anni trascorsi in coma e con alimentazione artificiale, viene fatta trasportare dal padre in una struttura ospedaliera di Udine in cui operano medici disposti a interrompere il trattamento. L'avvenimento scatena in Italia la reazione di fronti opposti. C'è chi vuole impedire ad ogni costo che ciò avvenga e chi invece ritiene che sia l'attuazione di un diritto civile. Il senatore Uliano Beffardi del Popolo della Libertà viene convocato a Roma per la votazione del decreto d'urgenza in materia voluto dal governo Berlusconi per contrastare la volontà del padre della giovane donna. Se Beffardi sta maturando dei dubbi sul voto (anche in seguito a una vicenda personale), sua figlia Maria è invece determinata nel raggiungere la clinica per manifestare contro l'interruzione del trattamento. Incontrerà Roberto e suo fratello diversamente schierati sul fronte opposto. Intanto il dottor Pallido si trova
dinanzi al caso di Rossa, tossicodipendente che cerca la morte, mentre la Divina Madre (un'attrice ritiratasi dalle scene per assistere una figlia in coma profondo) ha cancellato qualsiasi altro interesse dalla propria vita a partire dal marito e dal figlio.
Sullo sfondo del caso di Eluana Englaro, Marco Bellocchio prova a fare un film dalla tematica difficile, utilizzando attori dalla differente bravura recitativa in un corollario di situazioni che evocano il tentativo di trattenere la vita o concedere la morte come rimedio ad un dolore insopportabile. E così scorrono (molto) lenti 110 minuti dove a spiccare sono il solito, bravissimo Toni Servillo (parlamentare in crisi d’identità, che nasconde alla figlia un terribile segreto), Isabelle Huppert, ex diva per scelta per aiutare la figlia attaccata al respiratore e forse la più brava di tutti, quella Maya Sansa attrice feticcio del regista, nei panni di una tossicodipendente innamorata e senza un lume di vita. Il resto denota i limiti di alcuni giovani attori (cito Brenno Placido, messo lì non si sa per quale motivo), di una sceneggiatura al limite dell’assurdo (la scena del tentativo di staccare l’apparecchio alla sorella; quella del bicchiere d’acqua in faccia a Maria) e della scelta dei nomi dei personaggi francamente discutibile. Del film si è parlato più per le polemiche che avevano tenuto banco nei giorni dell’interruzione del trattamento ad Eluana e per quelle successive alla mancata (secondo alcuni) vittoria del Leone d’Oro a Venezia 69. In queste ore si apprende la notizia che sarà “Cesare deve morire” di Paolo e Vittorio Taviani a rappresentare l’Italia per la corsa agli Academy Awards: scelta quantomeno coraggiosa. Non perché il film non sia degno (tutt’altro) ma perché forse ha ragione Michael Mann (Presidente di Giuria a Venezia): l’Italia non sa più fare film esportabili. Per la rabbia di Bellocchio e l’assenso di chi scrive.
1/2